Finalmente in pensione una delle norme più rinviate d’Italia, quella che obbliga i Comuni fino a 5mila abitanti a gestire in forma associata le funzioni fondamentali.

Era stata introdotta 9 anni fa e oggi, la sentenza 33/2019 ne sancisce il definitivo addio a causa della sua estrema rigidità.

L’imposizione di alleanze obbligatori per le funzioni fondamentali dei piccoli Comuni non teneva infatti conto che in molte aree raggiungere la dimensione minima di 5mila abitanti (3mila nei territori montani) è molto difficile se non aggregando Comuni molto distanti fra loro. La regola avrebbe infatti dovuto dare la possibilità, alle amministrazioni locali, di dimostrare l’impossibilità di realizzare quelle “economie di scala” e quei “miglioramenti in termini di efficacia e di efficienza”a causa delle condizioni geografiche e demografiche in cui si trovano alcune realtà comunali.

Una battaglia che i Sindaci hanno portato avanti sin dall’attuazione della norma (2010), una battaglia molto sentita se si pensa che in Italia, su 7915 Comuni presenti, ben 5.500 sono sotto la soglia dei 5mila abitanti; un 69% che pesa tantissimo e che oggi vede ascoltate quelle istanze, istanze che si fanno ancora più stringenti e attuali con le nuove politiche sull’autonomia differenziata che il Governo sta portando avanti in questi giorni rivedendo il ruolo delle Regioni e cambiando quindi l’equilibrio con le competenze locali.

La sentenza della Corte Costituzionale spiega inoltre che le funzioni fondamentali dei Comuni sono “ancora oggi contingentemente definite con un decreto legge nato da ragioni economico finanziarie” e non da un grigio e gelido ragionamento ordinamentale.

I giudici costituzionali sottolineano che norme come questa ledono l’essenza stessa dell’autonomia locale, relegandola a “mero effetto riflesso di altri obiettivi […] meramente funzionali a permettere la disciplina del cosiddetto federalismo fiscale; nel d.l. n. 78 del 2010 (in via ancora provvisoria), e nel d.l. n. 95 del 2012 (in via non più provvisoria), essa è stata strumentale a vincolare, per motivi di spending review, i piccoli Comuni all’esercizio associato delle funzioni stesse”.

Francesco Chiucchiurlotto, Coordinatore Consulta BEP Lazio, in una dichiarazione rilasciata ad ANCI Lazio, esprime profonda soddisfazione per il traguardo raggiunto:

«Con profonda soddisfazione comunico a tutti i Sindaci dei borghi e paesi del Lazio, che ieri 4 marzo 2019 è stata depositata la sentenza n°33 della Corte Costituzionale che abroga i dispositivi della famigerata legge n°78/10 sull’obbligo associativo per i Comuni sino a 5000 abitanti.

Quel che un po’ spiace in momenti così significativi e belli, è che non è stata la politica ad ottenere giustizia, ma il Diritto, la Suprema Corte; in questi 9 anni le Consulte ANCILAZIO hanno portato avanti un impegno quotidiano contro l’obbligo associativo, anche contro le posizioni nazionali di partiti ed associazioni che lo avevano teorizzato e voluto.

Si deve ora girare una pagina di ottusità e prepotenza ed aprirne una storica, quella del CONTROESODO, del decentramento dei poteri, della restituzione delle risorse sottratte, della manutenzione e valorizzazione territorio.

Godiamoci questi momenti e non molliamo un centimetro sul terreno delle riforme in favore dei borghi e paesi d’Italia, vera risorsa culturale ed economica della Nazione».