Anci Lazio

Città intelligenti o territori intelligenti, l’intervista al Segretario De Righi de “L’Osservatore Romano”

Nato a Rio de Janeiro nel 2010, il tanto evocato concetto di “Città Intelligente” (o Smart City) riassume in sé tutte quelle forme di ideazione e valorizzazione tecnologica che si pongono quale obiettivo principale il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Un concetto ampiamente sostenuto dalle politiche e dai finanziamenti europei, al fine di garantire città tecnologiche e sostenibili attraverso: reti di trasporto urbano intelligenti; approvvigionamento idrico; smaltimento dei rifiuti; efficienza energetica; sicurezza degli spazi pubblici; oltre ad un’amministrazione locale più rispondente e interattiva.
Programmi europei perfettamente in linea con l’imponente fenomeno della nuova urbanizzazione, che rischiano però di lasciare drammaticamente indietro tante aree extraurbane con tutto il loro portato culturale e produttivo. Forse si dovrebbe parlare, allora, anche di “territori intelligenti”, sottolineando così l’importanza di tutelare e valorizzare l’enorme patrimonio delle aree interne senza le quali il mondo perderebbe non solo valore ma anche un po’ della sua poesia. Ne abbiamo parlato con Giuseppe de Righi, segretario generale di ANCI Lazio, Associazione dei Comuni di una regione particolarmente complessa, oggi alle prese con le sfide dello sviluppo sostenibile e la preparazione del Giubileo 2025.

Segretario, il Giubileo sarà un momento di grande importanza per i comuni del Lazio. Cosa sta facendo la vostra associazione?

Non vi è dubbio che lo sforzo più grande dovrà affrontarlo Roma, come anche la Città Metropolitana. Spetterà principalmente a loro mettere in campo una forte capacità organizzativa per garantire un’accoglienza di qualità ai tanti pellegrini che arriveranno sul nostro territorio. Ma il Giubileo può rappresentare anche un’occasione importante per mettere in luce la storia della Chiesa che risiede in tanti comuni del Lazio. L’ambizione diventa allora quella di coinvolgere l’intera regione in questo slancio di accoglienza ed esaltare il nostro prezioso patrimonio storico e culturale. Basti pensare ai tantissimi luoghi della spiritualità cristiana che hanno concorso ad informare dal profondo l’esperienza stessa della fede: Subiaco; Montecassino; Greccio e tutta la Vallesanta con il cammino di San Francesco; Viterbo con il Palazzo dei Papi e la devozione a Santa Rosa; … si potrebbe continuare a lungo. La nostra Regione vanta poi un particolare spirito di collaborazione tra le comunità locali impegnate da anni ad offrire a visitatori e cittadini un sistema integrato di servizi di alta qualità.

Le aree interne però sono alle prese con sfide epocali e devono fronteggiare un massiccio spopolamento. Come si affronta il rapporto tra i piccoli Comuni e le grandi città?

Questo è un aspetto decisivo. Le aree interne hanno bisogno di un supplemento di generosità da parte delle aree urbane, perché sono proprio le comunità delle aree interne a garantire la buona qualità della vita all’intero sistema. Pensiamo ad esempio alla manutenzione dei boschi e delle aree sorgive; alle colture di qualità che finiscono sulle nostre tavole. Si pensa molto allo sviluppo intelligente delle grandi città, ma è mancata fino ad ora la presa di coscienza di quanto strategici restino i territori interni per garantire a quelle stesse città una buona qualità della vita. È necessario mettere in atto interventi specifici in loro favore e contrastare il fenomeno dello spopolamento, garantendo ai residenti le medesime condizioni di accesso ai servizi che avrebbero in città.

Servono programmi per rendere intelligenti i territori oltre alle città?

Esattamente. Guardiamo per esempio alla banda larga. Se questa non sarà portata molto presto nelle aree interne, come faranno queste ad innovarsi rapidamente come richiesto dalla società digitale? E chi rimarrà ad abitare questi luoghi così preziosi se oltre alla comunicazione digitale si penalizzano sempre di più servizi fondamentali come i trasporti e gli ospedali?

La transizione energetica può offrire qualche opportunità in più?

La sfida energetica riguarda direttamente le aree interne. Ci stiamo impegnando per preparare i nostri Comuni ad avviare delle “Comunità energetiche rinnovabili”. I piccoli centri, le piccole comunità locali, sono luoghi di elezione per un’esperienza di questo tipo, fondata sulla condivisione della produzione di energia e su un suo utilizzo sobrio e responsabile.

Il PNRR però finanzia Comuni grandi e piccoli per una radicale innovazione di entrambi. I Comuni più piccoli possono sfruttare questa grande opportunità?

È vero: il PNRR è una grande opportunità. Oggi però si respira una forte preoccupazione circa la reale capacità dell’Italia di mantenere gli impegni presi con l’Europa. Anci Lazio si è quindi impegnata soprattutto a fare in modo che i Comuni del Lazio siano all’altezza del compito, nonostante manchino le risorse necessarie anche solo per accedere a queste grandi economie. Insieme alla società regionale “Lazio Innova” abbiamo dato vita a percorsi formativi per creare le competenze necessarie; e con la Regione Lazio abbiamo dato vita all’Osservatorio Sviluppo Lazio che mette a disposizione dei Comuni sia una piattaforma digitale, sviluppata da IFEL per fornire informazioni, documenti, testi d’uso e buone pratiche, sia un centro di competenza con tecnici capaci di fare assistenza nell’attuazione tanto del Pnrr quanto della nuova programmazione europea.

Giubileo, transizioni ecologica e digitale, creazione di competenze: i vostri Sindaci sono davvero alle prese con obiettivi da grandi manager. Vincerete la sfida di creare territori intelligenti?

Siamo consapevoli che il futuro dell’umanità si gioca nelle comunità locali. È qui che diventa realmente possibile valorizzare le risorse umane, professionali ed economiche, respingendo con forza la tentazione di chiudersi in sé stessi. Dobbiamo allora costruire reti di Città e Comuni intelligenti, a livello sia locale che nazionale ed internazionale. Anci Lazio vuole fare la sua parte: a livello locale incentivando sinergie tra Comuni per offrire servizi di qualità a costi ragionevoli mediante consorzi, distretti e convenzioni — abbiamo al riguardo esperienze significative nella gestione dei rifiuti, delle biblioteche, del turismo e dei servizi sociali; a livello nazionale ed internazionale promuovendo reti e partenariati attraverso gli strumenti della programmazione europea.

C’è una buona risposta da parte dei Sindaci?

A volte la creatività delle comunità locali supera anche la nostra capacità organizzativa, come è accaduto ad esempio per l’accoglienza dei profughi ucraini dove le aree interne del Lazio hanno dimostrato un dinamismo sorprendente. Un’esperienza umanamente forte che rappresenta un concreto segno di speranza per il futuro dei nostri territori.

di PIERLUIGI SASSI per Osservatore Romano